Ransomware: il riscatto viene solitamente pagato

Tre aziende su quattro hanno già pagato un riscatto per i propri dati a causa di un attacco ransomware. Un terzo delle aziende non è ancora in grado di recuperare i propri dati. Questo è quanto emerge dal "Ransomware Trends Report 2022" dello specialista in backup, ripristino e gestione dei dati. Veeamper il quale sono stati intervistati 1000 dirigenti IT.

Patch e aggiornamenti

Il 72% delle organizzazioni è stato parzialmente o totalmente colpito da attacchi ai propri archivi di backup, con un drastico impatto sulla capacità di recuperare i dati senza pagare il riscatto. Secondo Veean, l'80% degli attacchi riusciti ha preso di mira vulnerabilità note, evidenziando l'importanza delle patch e degli aggiornamenti software.

Quasi tutti gli aggressori hanno cercato di rendere inutilizzabili i repository di backup per impedire alla vittima di ripristinare i dati senza pagare il riscatto. "Pagare i criminali informatici per ripristinare i dati non è una strategia di protezione dei dati", sottolinea Danny Allan, CTO di Veeam, sottolineando la necessità di misure di protezione efficienti in anticipo.

Nessun accesso nonostante il riscatto

Secondo il rapporto, la probabilità che pagando il riscatto non si ottengano dati è di un'azienda su tre. Il 19 percento delle aziende non ha pagato il riscatto perché è riuscito a recuperare i propri dati. Questo è ciò che il restante 81% deve cercare di fare: recuperare i dati senza pagare il riscatto, dicono.

I partecipanti al sondaggio confermano che il 94% degli aggressori ha tentato di distruggere gli archivi di backup e nel 72% dei casi questa strategia ha avuto un successo almeno parziale. Questo "taglio della linea di vita di un'azienda" è una strategia di attacco popolare, in quanto aumenta la probabilità che le vittime non abbiano altra scelta che pagare il riscatto.

Fonte: Comunicato stampa