La costante cordialità sul lavoro mette a dura prova la psiche
Se al lavoro si deve sempre sorridere ed essere cordiali, ad esempio nelle vendite, a lungo andare ci si può ammalare.
Chi viaggia negli Stati Uniti spesso si stupisce di quanto sia allegro e cordiale il personale di supermercati, ristoranti e caffè, nonostante uno stipendio appena sufficiente per sopravvivere. Tuttavia, il "servizio con il sorriso" non è affatto un optional, ma un requisito essenziale.
E questa cordialità posticcia, a lungo andare, non è affatto salutare: Scienziati della Pennsylvania State University e della Purdue University hanno analizzato in un metastudio i dati raccolti per decenni da diversi studi. Il risultato è che sorridere in continuazione provoca dissonanza emotiva, è drenante e può portare al burnout.
L'obbligo di essere amichevoli sta aumentando sempre di più anche in questo Paese. Non è un caso: se un cliente si sente personalmente a suo agio e solidale con la controparte, aumenta la probabilità che firmi un contratto di vendita. Le persone a contatto con i clienti devono quindi non solo essere competenti, ma anche fare il cosiddetto "lavoro delle emozioni", cioè apparire amichevoli, sorridere, mostrare empatia, persino sottomettersi e accettare le scorrettezze del fornitore di servizi.
Ma questo costante adattamento del proprio mondo emotivo a favore degli interessi commerciali danneggia i dipendenti e, in ultima analisi, l'azienda. I responsabili dello studio invitano quindi le aziende, le organizzazioni e i clienti a rinunciare alle espressioni facciali formalizzate e ad adottare un approccio umanistico: Apprezzare e sostenere i dipendenti e creare un clima positivo sul lavoro,