Il Consiglio federale respinge l'iniziativa popolare
Il Consiglio federale raccomanda di respingere l'iniziativa popolare "Sì alla protezione della privacy" e ha adottato oggi il relativo messaggio all'attenzione dell'Assemblea federale. L'iniziativa interferisce profondamente nei procedimenti fiscali e penali e avrebbe l'effetto di compromettere la corretta riscossione delle imposte da parte della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni, scrive il documento. L'iniziativa potrebbe anche avere un impatto negativo sulla lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
Il Protezione della privacy contro l'intervento illegale dello Stato è un principio importante in uno Stato di diritto. Già oggi in Svizzera gode di uno status costituzionale ed è concretizzato nella legislazione. Nel diritto tributario esistono limiti necessari alla tutela della privacy. Ad esempio, affinché le imposte sul reddito e sul patrimonio siano applicate correttamente, i contribuenti devono dichiarare il proprio reddito e patrimonio alle autorità fiscali. Tuttavia, la tutela della privacy è preservata, in quanto le autorità sono vincolate al segreto fiscale e non possono trasmettere le informazioni ricevute al di fuori delle eccezioni previste dalla legge.
Effetti dell'iniziativa
L'iniziativa non intende modificare l'obbligo di collaborazione del contribuente. I contribuenti sono comunque tenuti a fornire alle autorità fiscali tutte le informazioni necessarie per determinare i fattori fiscali. Tuttavia, l'iniziativa richiede che i terzi siano autorizzati a fornire informazioni alle autorità solo a condizioni molto restrittive. Tali informazioni sui contribuenti dovrebbero essere possibili solo nel contesto di un procedimento penale e solo nei casi in cui il tribunale confermi il sospetto di un grave reato fiscale.
Di conseguenza, le autorità fiscali potrebbero ottenere informazioni da terzi solo in rari casi eccezionali. Se i contribuenti violano i loro obblighi di collaborazione, non sarà più possibile per l'autorità ottenere informazioni dal datore di lavoro o da una compagnia assicurativa. La corretta riscossione delle imposte non sarebbe più garantita.
Già oggi le autorità fiscali cantonali non hanno la possibilità di ottenere informazioni dalle banche. L'iniziativa non apporterà alcun cambiamento in questo senso. Attualmente, invece, le banche sono obbligate a fornire informazioni nei procedimenti penali riguardanti le imposte indirette e nell'ambito di indagini fiscali speciali dell'Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), che si occupano di reati fiscali gravi. Se l'iniziativa venisse accettata, ciò comporterebbe una significativa restrizione degli attuali mezzi di indagine.
L'iniziativa riguarda solo le imposte nazionali. Non avrebbe quindi alcun impatto sull'assistenza amministrativa fiscale e sullo scambio di informazioni a favore degli Stati partner stranieri. A seconda dell'interpretazione, tuttavia, la capacità della Svizzera di ottenere informazioni corrispondenti dall'estero potrebbe essere limitata.
Le conseguenze per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo nel settore finanziario dipendono dall'interpretazione dell'iniziativa. Se i limitati obblighi di informazione dei terzi si applicano anche alla legge sul riciclaggio di denaro, l'iniziativa avrebbe effetti negativi significativi in questo settore. Agli intermediari finanziari sarebbe quindi vietato segnalare all'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (Money Laundering Reporting Office Switzerland, MROS) i reati fiscali qualificati nei confronti di persone domiciliate o residenti in Svizzera. Potrebbero essere interessate anche le segnalazioni relative a reati non fiscali, ma che hanno a che fare con le imposte. In particolare, ciò metterebbe in discussione gli adeguamenti alle raccomandazioni riviste del 2012 del Groupe d'action financière (GAFI), adottate dal Parlamento il 12 dicembre 2014. Inoltre, lo scambio di informazioni tra gli uffici di comunicazione svizzeri e stranieri per la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo potrebbe essere compromesso. Tutto ciò avrebbe un impatto negativo sulla conformità della Svizzera agli standard internazionali.
Protezione sufficiente della privacy
Per questi motivi, il Consiglio federale si oppone all'iniziativa popolare. La privacy delle persone che rispettano le tasse è sufficientemente protetta grazie al segreto fiscale e non verrebbe quindi toccata dall'iniziativa. Tuttavia, se una persona si rifiuta di collaborare, violando così il rapporto di fiducia tra il cittadino e lo Stato, le autorità fiscali dovrebbero comunque poter ottenere informazioni da terzi. In questo contesto, anche il Consiglio federale non vede alcuna ragione per una controproposta diretta o indiretta.
Preoccupazione per l'iniziativa
L'iniziativa popolare federale "Sì alla protezione della privacy" è stata presentata il 25 settembre 2014 e ha raccolto 117.531 firme valide. Secondo i promotori, l'iniziativa mira ad ancorare la tutela della privacy finanziaria nella Costituzione. Secondo i promotori, la privacy finanziaria è una componente importante del rapporto di fiducia tra lo Stato e il cittadino. A causa dei recenti sviluppi politici e legislativi, questo diritto fondamentale contenuto nella Costituzione federale deve essere specificato e integrato.