Le intelligenze artificiali ora si parlano

Secondo l'Università di Ginevra, i robot potrebbero presto dare istruzioni verbali ad altri robot.

Serie Human Tangents. Sfondo di linee umane ed elementi grafici sul tema della matematica, della natura, dell'universo e dell'esistenza umana.

Un team guidato da Alexandre Pouget dell'Università di Ginevra sta permettendo a due intelligenze artificiali (IA) di comunicare tra loro con profitto. "Per quanto ne sappiamo, gli agenti linguistici supportati dalle IA non sono ancora stati in grado di tradurre un'istruzione verbale o scritta in un'azione sensomotoria, e ancor meno di spiegarla a un'altra IA in modo che possa riprodurla", spiega Pouget. Ora è stato possibile dotare un modello neuronale artificiale di questa duplice capacità.

"Siamo partiti da S-Bert, un modello esistente che ha 300 milioni di neuroni ed è addestrato a comprendere il linguaggio. L'abbiamo collegato a un'altra rete più semplice, composta da poche migliaia di neuroni", spiega Reidar Riveland, dottorando di Pouget. I neuroscienziati hanno poi addestrato questa rete per simulare l'area di Wernicke, la parte del cervello umano che consente la percezione e l'interpretazione del linguaggio.

Nella seconda fase, hanno addestrato l'area di Broca, responsabile dell'articolazione delle parole. Hanno poi trasmesso istruzioni scritte in inglese all'altra rete. Gli scienziati hanno poi fatto dialogare le due reti, con l'obiettivo di far fare a una di esse ciò che l'altra le diceva di fare.

Interessante per il settore della robotica

Inizialmente, si trattava di azioni molto semplici che una rete imparava a eseguire e a descrivere in modo che l'altra potesse imitarle. "Ma questo modello apre nuovi orizzonti per la comprensione dell'interazione tra linguaggio e comportamento", scrivono i due ricercatori.

È ora particolarmente promettente per il settore della robotica, dove lo sviluppo di tecnologie che consentano alle macchine di parlare tra loro è una priorità. "Nulla impedisce di sviluppare reti molto più complesse su questa base, che potrebbero essere integrate in robot umanoidi in grado di comprendere noi e altri robot", conclude il documento.

Fonte: Università di Ginevra

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